martedì 8 maggio 2012

Da vocabolo a poesia architettonica

(riflessioni a partire da "Giuseppe Terragni- Vita e Opere" e dalla lezione su Eisenman di A. Saggio)


L'architettura di Terragni presenta un largo vocabolario di elementi singoli, studiati e analizzati in diversi progetti secondo varie declinazioni e connessioni, finchè non arrivano all'apice del proprio significato, finchè non giungono all'acmè. Sono molto affascinata dall'uso che fa l'architetto del telaio, motivo saliente di molti dei suoi progetti primi fra tutti Casa del Fascio e asilo Sant'Elia.
E' banalmente semplice e allo stesso tempo estremamente complesso come questo elemento di volta in volta assuma accezioni totalmente diverse quando non opposte, e soprattutto come riesca a trasformare del tutto i volumi sui quali agisce, pur rimanendo a volte non del tutto denunciato. Riprendendo gli esempi già citati, nella Casa del Fascio il telaio è funzionale all'arretramento della parete vera e propria dell'edificio, è un guardiano posto a protezione di essa, a schermare l'interno dall'esterno; nell'asilo Sant'Elia il telaio è del tutto staccato dalla struttura, ed entra in comunicazione con essa quasi "invitandola ad uscire", mediando il rapporto con l'esterno e facendo da tramite-traino. Nel primo caso il telaio è ciò che resta di una forma pura che subisce scavi, trivellazioni e sconnessioni, è l'avamposto primitivo della struttura, nel secondo caso il telaio si lancia all'esterno, ma non "esce" dalla sua accezione primitiva di sostegno, non è paradigma di se stesso perchè indica alla struttura la direzione della sua dilatazione, traina la costruzione, la "sostiene" anche distaccandosi da essa. Lo stesso elemento andando a sistema con una lunga serie di cose (rapporti pieno-vuoto, lirica d'insieme, direzioni nello slancio architettonico) si sdoppia in due sistemi che hanno una valenza e un impatto sull'edificio completamente differente. E' geniale.